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25 Ottobre 2018

Benvenuto Hr. Müller! - Intervista al preside

Suona la campanella della pausa. Ci alziamo e ringraziamo la professoressa. 10:25: scendiamo le scale e ci dirigiamo verso il cosiddetto “corridoio verde”, dove si trova l’ufficio del preside. Bussiamo alla sua porta: “Incominciamo?”. Come già tutti saprete, da quest’anno abbiamo un nuovo preside; il primo giorno di scuola ha dato il benvenuto a tutte le classi, ma come lui stesso ci racconta è stupito del fatto che i bambini delle seconde non sappiano ancora della sua esistenza. Per questo motivo noi, due ragazze della classe 12, abbiamo gentilmente proposto al preside di pubblicare una sua intervista. Ha acconsentito.

Ci racconta qualcosa del suo arrivo qua a Genova: “Sono arrivato il primo di agosto e sono subito stato contento di scoprire che a Genova ci sono poche auto. I primi giorni ho dovuto abitare in affitto in una casa vacanze, in quanto non potevo ancora trasferirmi nella casa definitiva. Sono subito venuto a scuola per organizzare le prime cose, per esempio dovevo notificare la mia residenza al comune, registrarmi al servizio elettrico, trovare un posto auto e così via. Sono stato molto contento che il padrone di casa mi abbia aiutato in tutto ciò, penso che sarei potuto incorrere in difficoltà da non sottovalutare. La città mi è piaciuta subito …”

Da quanto insegna e che materie? 

“Dal 1985 insegno latino, greco e a volte anche filosofia”. 

Che cosa l’ha spinta a fare l’insegnante?

“Ho avuto dei bravissimi insegnanti a scuola, loro sono i colpevoli, soprattutto il mio professore di latino e greco rappresenta il motivo per il quale ho studiato queste materie. Mi ha colpito molto il suo modo di insegnare. Di recente ne ho parlato con un collega: sono convinto del fatto che gli insegnanti abbiano una grande influenza sugli studenti e sul loro futuro, in senso positivo e in senso negativo”.

Che parte preferisce del suo lavoro e quale non apprezza?

“Mi piace insegnare, mi rende molto felice. Se vado a lezione stressato, la maggior parte delle volte ne esco incredibilmente sollevato. Lavorare a contatto con gli studenti mi gratifica, inoltre quando ho a che fare con delle persone il tempo passa in fretta e non mi annoio. Non mi piacciono le faccende burocratiche, e non mi piace neanche il processo di correzione di compiti, test e compiti in classe”.

A noi studenti piace ancora meno quella parte delle lezioni. Quando è nata la passione che l’ha spinta a diventare un insegnante?

“Come ho detto, i miei professori mi hanno spinto verso questa carriera. Durante gli studi mi sono chiesto se fosse veramente la decisione giusta, e all’inizio non è stato facile. In Germania gli studenti non hanno molta considerazione per un tirocinante e ho avuto delle difficoltà a farmi rispettare, ma con il tempo è andata sempre meglio: insegnare mi è piaciuto sempre di più e non sono mai tornato indietro. Più avanzo con gli anni, più mi piace il mio lavoro”.

Che tipo era al liceo?

“Sono sempre stato uno studente diligente, devo ammetterlo. Al liceo ho anche disturbato, mi ricordo ancora di quando ho tirato un aeroplano di carta proprio sul naso di un povero professore di tedesco che non riusciva a farsi rispettare in alcun modo; è stato così imbarazzante! Nonostante ciò ero uno studente molto coinvolto nella vita di classe, sono sempre stato il rappresentante di classe, fino agli ultimi anni”. 

Che cosa ricorda con piacere del periodo trascorso al liceo?

“Dei miei anni al liceo ricordo prevalentemente i momenti felici. Penso che sia stato un peccato non avere materie come musica, che voi invece avete la fortuna di frequentare almeno una volta alla settimana. Mi manca un po’ la cultura musicale, me ne accorgo e mi dispiace. E sono contento quando sento le tirocinanti di quest’anno cantare l’opera durante le lezioni di musica. Lo trovo geniale. Le materie come musica e storia dell’arte sono molto importanti e non si possono sottovalutare”. 

Qual era il lavoro dei suoi sogni da bambino?

“Da bambino? Certo, da bambini si attraversano le diverse fasi nelle quali si vuole diventare poliziotto, pompiere etc. Per un periodo volevo studiare economia. Ai tempi nei quali io ho dovuto scegliere, non avevamo tutte le informazione di cui oggi voi potete disporre. Le informazioni a proposito di studi e professioni dovevano essere lette su qualche libro. L’accesso alle informazioni era molto limitato. Voi avete il privilegio di poter scoprire tutto velocemente a proposito dei corsi di studio; questo non semplifica certo la decisione, ma oggi si è comunque molto più informati”.

Quali erano la sua band e la sua canzone preferite da giovane?

“Appartengo alla generazione dei Beatles e dei Rolling Stones; preferisco soprattutto gli Stones, sono i migliori per me”.

Ha mai voluto intraprendere una carriera differente?

“Oggi come oggi penso che avrei potuto veramente studiare economia, mi piace molto organizzare le cose. Quando con i colleghi ci sediamo insieme e discutiamo di cosa potremmo ancora migliorare in questa buona scuola, quando troviamo un’idea e ci lavoriamo insieme, sono molto contento di poter contribuire”. 

Ci può dire il primo consiglio per gli studenti che le viene in mente?

“Così a bruciapelo? Dovete scoprire quale sia la cosa che vi piace di più al mondo e farla. Credo che la vostra generazione abbia l’opportunità di realizzare i propri sogni. Nonostante in Italia ci sia la crisi, avete la grande opportunità di poter scegliere davvero liberamente. Dovete solo scoprire qual è il vostro forte”. 

Sarebbe in grado di descriversi in tre parole?

Trascorre una lunga pausa e noi aspettiamo… “Tre parole?” Trascorre una pausa ancora più lunga e noi aspettiamo… “Ci arrivo, adesso ci arrivo… penso che siano: spiritoso, diligente (a volte troppo), sicuramente coscienzioso e affidabile.”

Se potesse, cosa chiederebbe a Dio?

“Per prima cosa gli chiederei spiegazioni a proposito della Teodicea, e il motivo di tanti avvenimenti ingiusti. Per esempio, la tragedia del ponte Morandi, e così via…”.

Se potesse, a quale personaggio famoso o storico scriverebbe una lettera?

“Potrei scrivere delle lettere, per esempio, a Frau Merkel, ma preferirei scrivere una lettera ai miei autori preferiti di latino o di greco, come Omero”.

In che periodo storico le piacerebbe vivere?

“Mi piace molto vivere in questo periodo: anche se viene criticato molto penso comunque che quello presente sia il migliore dei tempi. Se fossi nato nel 1900 sarei stato mandato nella prima guerra mondiale; se fossi sopravvissuto sarei dovuto partire per la seconda guerra mondiale; se fossi sopravvissuto anche a questa e fossi stato sfortunato, sarei cresciuto nella DDR, e forse negli anni ’90 avrei scoperto che tutto quello che immaginavo era falso.” 

In quali paesi ha insegnato per adesso?

“Ho insegnato in Egitto, in Germania e ovviamente in Italia.” 

C’è un viaggio che le ha insegnato qualcosa che oggi apprezza molto?

“L’esperienza in Egitto è stata molto importante per me; ci si accorge di quanto tutto sia completamente diverso ad appena un viaggio aereo di distanza; ho imparato che bisogna guardare una persona e le sue idee e non il velo che porta sulla testa o cose del genere. In Egitto ho trascorso tre anni.”

Anche se è arrivato da poco, che cosa pensa della città, considerando quanto accaduto con il crollo del Ponte Morandi?

“Penso che i Genovesi siano profondamente scossi: sono loro i primi a chiamare Genova ‘la Superba’ e penso che fossero probabilmente orgogliosi anche di quel ponte. Ieri leggevo sul giornale di un bravissimo architetto genovese [Renzo Piano n.d.R.], che ha vinto dei prestigiosi premi per l’architettura, che avrebbe donato il suo progetto per la ricostruzione del ponte. Spero che in questo modo si possa rimarginare la profonda ferita che ha segnato la città. Durante il minuto di silenzio in Piazza Carignano ho pensato che di sicuro ci sono delle persone corresponsabili dell’accaduto, le quali, per essere state negligenti, dovranno fare i conti per il resto della loro vita con un peso immenso. Lo trovo terribile”. 

Ha qualche consiglio per i nostri politici al riguardo?

“Mi sono abituato, anche in Egitto, ad evitare di esprimere qualsiasi opinione sulla politica locale; non è giusto che io da ospite giudichi le mosse politiche del paese che mi ospita. Ovviamente mi sono informato e ho letto tanto a proposito della politica italiana, ci sono anche molte cose che non capisco, ma è normale”.

Parlando di politica, che cosa pensa della “politica” del nostro istituto, per esempio del sabato scolastico?

“Provengo da una scuola dove tutti i sabati avevamo lezione, questo però è dovuto al fatto che la scuola in cui insegnavo prima era un collegio. Nonostante ciò penso che sia sensato passare ogni tanto il sabato tra le aule di scuola, considerando le ore di lezione che dovete frequentare ogni settimana”.

Pensa che gli smartphones dovrebbero essere ammessi nella scuola come strumenti di apprendimento?

“Penso che sia giusto il regolamento adottato in questa scuola: durante le lezioni il cellulare deve rimanere spento nella cartella. Nonostante ciò credo anche che possa essere sensato utilizzarlo durante le lezioni, qualche volta. Questo è proprio uno dei grandi temi che stiamo affrontando nelle riunioni dei docenti: fino a che punto vogliamo introdurre i media nella nostre lezioni? dove saranno posti i limiti? Abbiamo queste LIM (lavagne multimediali) che cinque anni fa erano ultramoderne, mentre oggi forse ci dovremmo già procurare qualcosa di più avanzato. C’è il concetto di ‘bring your own device’ (porta il tuo dispositivo), ma esiste anche il caso di una scuola situata nella Silicon Vally – uno dei centri più tecnologici al mondo – dove ogni sorta di dispositivo elettronico è completamente proibito. E questa scuola ha moltissime iscrizioni”.

Non crede però, che i media abbaino rivoluzionato i metodi di insegnamento e di apprendimento?

“Mi preoccupano di più le relazioni tra le persone. Quando vedo una giovane coppia al ristorante, concentrata sul proprio cellulare, senza parlare, allora mi preoccupo davvero. Una delle cose più difficili da controllare, anche come scuola, è inoltre il cyber-bullismo: è terribile ed è impossibile da controllare. Anche escludere qualcuno da un gruppo WhatsApp è una forma di mobbing, ma gli insegnanti non lo verranno mai a sapere”.

Quale pensa sia la missione più importante della scuola?

“Penso che i nostri tre motti siano perfetti. Iniziamo con ‘Formare la personalità’: trovo importantissimo che voi diventiate sicuri di voi stessi; poi ‘Aprirsi al mondo’: è il vostro futuro, un futuro internazionale; e infine ‘vivere l’incontro’: penso che la capacità di comunicare rimanga una delle cose più importanti al mondo”.

Pensa che gli insegnanti possano imparare da noi studenti qualche volta?

"Ieri ho letto questa frase: ‘Un buon insegnante deve sempre rimanere uno studente’. Quando un insegnante pensa di avere smesso di imparare, si sbaglia. Si impara continuamente. Soprattutto ultimamente devo imparare anch’io una miriade di cose nuove: sto conoscendo studenti completamente diversi, la scuola è più piccola e tutti si conoscono, gli studenti sono più vivaci, ma sempre educati”.

Infine, c’è qualcosa che augura ai genitori e agli studenti della Scuola Germanica di Genova per quest’anno scolastico?

“Auguro agli studenti di venire sempre volentieri nella nostra scuola, e spero di poter essere per loro un buon preside. Spero che troveremo una buona intesa, e auguro a tutti un buon anno scolastico”.

Adesso è ufficiale, benvenuto Herr Müller!

Rebecca Ruggiu Ginevra Bianchi